Quali sono le Armi dell’Esercito italiano? Fanteria, Cavalleria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni, Trasporti e Materiali. Tutto su le Armi Esercito italiano!

L’Esercito Italiano nasce nel 1861 con l’Unità d’Italia, quando le truppe regionali del Re di Sardegna – ormai inadeguate a gestire i compiti del nuovo esercito nazionale – si uniscono alle milizie degli altri stati preunitari italiani.
Prima dell’integrazione degli eserciti Borbonico e Garibaldino, l’Esercito Italiano – chiamato al tempo Regio Esercito – presentava una struttura complessa, composta principalmente da cinque Corpi d’Armata. Una in meno, quindi, rispetto a quante sono le Armi dell’Esercito Italiano oggi – che sono sei.
Ma cosa si intende per Armi Esercito Italiano? Nelle Forze Armate, con “Arma” si intende una parte in cui l’esercito è suddiviso, in base ai compiti e alle caratteristiche di utilizzo.

Fin dalle Legioni dell’Antica Roma, i combattenti erano divisi in unità specifiche: soldati a cavallo –gli equites, guerrieri a piedi, militari che provvedevano alle necessità logistiche delle truppe, c’era perfino il Genio, chiamato fabri – che esisteva già da molto tempo in Grecia e in Etruria – ognuno con il proprio ruolo e compito. Infatti, fin da allora era evidente che una buona tecnica di combattimento si distingueva da una peggiore per organizzazione e disciplina.
Questa tendenza a suddividere le specialità, nel tempo, si è sempre più consolidata ed è proprio da questa logica che nascono i Corpi e le Armi Esercito italiano.

Vuoi sapere quali sono le 6 Armi dell’Esercito italiano? In cosa si specializza ognuna di esse? Come sono cambiate nel tempo? Siamo qui per rispondere ad ogni dubbio. Continua a leggere l’articolo!

Quali sono le 6 Armi dell’Esercito italiano?

Innanzitutto, spieghiamo quante e quali sono le Armi dell’Esercito italiano.
Sono sei, ognuna con le proprie specialità e tutte affiancate da 3 Corpi – nello specifico Corpo Sanitario, di Commissariato e degli Ingegneri. Queste unità sono fondamentali e complementari alle Armi Esercito italiano.
Si allineano:
Fanteria: la forza principale dell’Esercito. Comprende 5 specialità: Granatieri, Bersaglieri, Alpini, Paracadutisti e Lagunari.
Cavalleria: specializzata in ricognizione e supporto. Comprende 4 specialità: Cavalleria di Linea – Dragoni, Cavalleria di Linea – Cavalleggeri, Cavalleria di linea – Lancieri e Carristi.
Artiglieria: fornisce fuoco di supporto con cannoni e missili. Si divide in specialità Terrestre e Controaerei.
Genio: esperti in costruzioni, demolizioni e superamento ostacoli. Racchiude 4 specialità: Pionieri, Pontieri, Ferrovieri e Guastatori.
Trasmissioni: gestiscono comunicazioni e tecnologie. Come l’Artiglieria, si divide in specialità Telematica e Guerra Elettronica.
Trasporti e Materiali: si occupa della Logistica dell’Esercito e assolve i compiti legati alla gestione e manovra delle risorse.

Patrizia Nissolino premio Federterziario

Armi Esercito Italiano: Fanteria

Tra tutte le Armi Esercito italiano, la Fanteria rappresenta da sempre l’immagine stessa della Forza Armata, la potenza principale, un elemento prezioso di un sistema d’arma complesso. Con il suo distintivo, raffigurante fiamme a due punte di colore scarlatto, quest’Arma inizialmente era composta da combattenti in prima linea, pedine di una massa d’urto, che con il tempo si sono andate a differenziare in diverse specialità.
I reggimenti di Fanteria più antichi del nostro Esercito affondano le loro radici nelle tradizioni dei reparti della Fanteria sabauda, le cui prime unità risalgono all’alba del Seicento, quando l’Italia unita era ancora un miraggio.
Il ruolo della Fanteria si è evoluto nel tempo. Dal secondo dopoguerra, infatti, l’uso di mezzi corazzati per il trasporto della Fanteria e il supporto operativo ha reso le operazioni più efficaci e veloci.
Inoltre, l’armamento nel corso della storia è notevolmente cambiato: dalle armi bianche come picche, spade, archi, balestre e pugnali si è passati alle armi da fuoco come archibugi, moschetti, pistole e fucili a canna rigata.
Quest’Arma, composta originariamente dai Granatieri e dalle unità di linea, si sviluppa per lunghi secoli e la crescente professionalizzazione del soldato diventa essenziale per garantire efficienza e sicurezza. L’evoluzione delle tecniche di guerra rende, infatti, necessaria la creazione di reparti altamente specializzati. Nascono, così, i Bersaglieri, destinati a svolgere compiti di esplorazione e missioni audaci; nel 1872, gli Alpini, specializzati nel combattimento in montagna; nel 1920, la Fanteria Carrista, legata all’impiego dei carri armati – specialità che nel 1999 si distacca dalla Fanteria per entrare nella Cavalleria.
Tra il 1938 e il 1939, vengono poi istituite le prime unità dei Paracadutisti, una delle specialità più prestigiose della Fanteria, specialmente nel periodo che precede la Seconda Guerra Mondiale. I paracadutisti, con la loro capacità di conquistare il cielo, hanno da sempre affascinato per la loro audacia.
Nel 1950, fanno infine il loro ingresso i Lagunari, una specialità meccanizzata che porta con sé una tradizione antica, quella dei “Fanti da Mar” della Serenissima Repubblica di Venezia, da cui hanno ereditato i vessilli, il grido di battaglia e lo spirito combattivo.
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Cavalleria

La Cavalleria è un elemento fondamentale per gli Eserciti di tutto il mondo. Specializzata in ricognizione e supporto, si è sempre distinta per la sua mobilità e capacità di protezione.
Tra tutte le Armi Esercito italiano, la Cavalleria è una di quelle che, insieme all’Artiglieria, ha conosciuto l’evoluzione più significativa nel corso del tempo.
Nell’immaginario collettivo, la Cavalleria è spesso associata all’immagine romantica dell’uomo medioevale a cavallo armato di arco e freccia. Tuttavia, oggi questa visione è lontana dalla realtà. La Cavalleria moderna si è trasformata in una componente altamente specializzata, meccanica e tecnologicamente avanzata, in grado di adattarsi alle sfide contemporanee del campo di battaglia.
È vero che le radici di questa evoluzione risalgono all’epoca medievale, tuttavia, nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, la motorizzazione ha sostituito il cavallo. In questo contesto, la cavalleria si è trasformata, passando ai veicoli blindati e corazzati, che oggi vengono valutati in base alla loro mobilità, protezione e potenza di fuoco.
Con il Decreto Ministeriale del 1° giugno 1999, l’Arma di Cavalleria ha subito una riorganizzazione che ha incluso al suo interno sia l’Aviazione dell’Esercito che la Fanteria Carrista. Le due nuove strutture sono state denominate rispettivamente Cavalleria dell’Aria e Specialità Carristi dell’Arma di Cavalleria. I reparti già appartenenti all’Arma sono stati rinominati, invece, Cavalleria di Linea.
La Cavalleria di Linea è utilizzata, sostanzialmente, per la ricognizione, la protezione delle linee di comunicazione o per lanciarsi in cariche contro il nemico.
I Carristi, invece, sono specializzati nell’uso dei carri armati per il combattimento diretto contro forze corazzate, difensive o fortificazioni nemiche. Naturalmente, però, la distinzione non è mai così netta, anzi è spesso sovrapponibile.

Patrizia Nissolino premio Federterziario

Artiglieria

Come abbiamo già accennato, l’Artiglieria, tra le Armi Esercito italiano, è quella che ha subito più cambiamenti. In generale, il suo compito è quello di sorvegliare, ricercare e distruggere le infrastrutture e le postazioni nemiche. Nel corso del tempo, c’è stata un’evoluzione grazie all’acquisizione di tecnologie sempre più sofisticate ed efficienti.
I suoi sistemi d’arma, tra cui cannoni e obici montati su affusti ruotati o mezzi cingolati, sono in grado di colpire obiettivi a distanze che possono arrivare fino a 40 km, mentre le nuove armi chimiche e nucleari, hanno portato a diverse modifiche, come la creazione di un reggimento specializzato nella difesa contro minacce nucleari, batteriologiche e chimiche.
L’Arma di Artiglieria si suddivide in due: quella Terrestre che viene schierata contro un bersaglio sul suolo e quella Controaerea che viene impiegata per minacce provenienti dal cielo.
Negli ultimi anni si è assistito a una riscoperta della sua efficacia, soprattutto al giorno d’oggi che si avvale di tecnologie avanzate per massimizzare la sua precisione e capacità operativa. L’impiego di munizionamento di precisione, radar da controfuoco e sistemi di controllo e comunicazione di ultima generazione, uniti a strumenti innovativi come satelliti, droni e sistemi avanzati di cyber warfare, ha reso l’Artiglieria uno degli elementi chiave nei conflitti moderni.
I droni, in particolare, si sono rivelati fondamentali grazie alla loro capacità di fornire informazioni in tempo reale e migliorare la precisione delle operazioni. Associati ai sistemi C4 – comando, controllo, comunicazione e computer – e alle informazioni satellitari, i droni hanno esteso notevolmente la validità dell’Artiglieria, permettendo di compiere operazioni che un tempo erano impensabili.
Come in passato, gli artiglieri – grazie a un continuo processo di addestramento e preparazione –svolgono un ruolo cruciale nei moderni scenari operativi, specialmente per le loro abilità nel tiro a lunga distanza e nell’ingaggio degli obiettivi.

Armi Esercito Italiano: Genio

Il Genio è, insieme all’Arma dei Cavalieri, una delle specialità più antiche e longeve dell’Esercito. Fin dall’antica Roma il Genio militare – allora chiamato fabri – era un corpo tecnico responsabile della progettazione e costruzione di fortificazioni, strade, ponti e macchine da assedio come catapulte, arieti e torri d’assedio. Questi ingegneri si distinguevano per la loro abilità non solo nella costruzione di infrastrutture, ma anche nella gestione degli assedi e nella preparazione dei campi militari, compiti che sono essenziali ancora oggi.
Infatti, quest’Arma continua ad innalzare ponti sospesi e passerelle su barche, ripristinare collegamenti ferroviari, aprire strade e fare accampamenti, conferendo ad ogni costruzione una forte importanza strategica. Inoltre, le sue unità possono anche operare in prima linea, accanto alla Fanteria e condurre demolizioni che rallentano l’avanzata avversaria. Per questo, il Genio, tra tutte le Armi Esercito Italiano, è probabilmente la più versatile e duttile.
Probabilmente è proprio la sua adattabilità a spiegare le numerose evoluzioni che la storia delle specialità del Genio ha attraversato nel tempo. Durante la Prima Guerra Mondiale, le nuove necessità belliche portarono alla creazione di unità specializzate, come i battaglioni del Genio Minatori. Nel Dopoguerra, ancora, furono istituite nuove unità, tra cui compagnie e battaglioni di Pionieri e Collegamenti, che nel 1953 si distaccarono per dare vita all’Arma delle Trasmissioni. Oggi, in definitiva, l’Arma del Genio riveste un ruolo fondamentale come supporto al combattimento e presenta quattro specialità principali: Pionieri, Pontieri, Ferrovieri e Guastatori.
Per entrare a far parte delle Armi Esercito italiano è necessario un buon addestramento militare, leggi l’articolo per conoscere di cosa si tratta!

Patrizia Nissolino premio Federterziario

Trasmissioni

Nel 1953 la specialità Collegamenti – o più specificatamente Telegrafisti – del Genio si distacca per diventare una categoria specifica delle Armi Esercito Italiano. Nascono le Trasmissioni che tra tutte le Armi è quella con maggior valenza tecnologica della Forza Armata: gestisce comunicazioni e tecnologie, con collegamenti sicuri, veloci e durevoli.
Dal 1° giugno 1999 viene articolata in due specialità: Telematica e Guerra elettronica. La Telematica si occupa dei collegamenti tattici e strategici, oltre che delle contromisure elettroniche – tecniche di guerra difensive e offensive, realizzate con dispositivi elettrici progettati per oscurare o ingannare radar, sonar e altri sensori. La Guerra Elettronica, invece, si occupa delle intercettazioni delle comunicazioni nemiche e violazione delle stesse.
Le Trasmissioni hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale nelle missioni fuori area, grazie alla loro specificità e capacità di supportare le strutture di comando e controllo. Queste unità garantiscono sempre i collegamenti vitali tra i Comandi nazionali in Patria e i teatri operativi all’estero, indipendentemente dalla posizione in cui sono stati dispiegati i contingenti.
Oggi, più che mai, l’importanza dell’arma delle Trasmissioni è aumentata, poiché il mondo è sempre più interconnesso attraverso la comunicazione digitale. La rapida evoluzione delle tecnologie e l’interdipendenza globale fanno sì che la capacità di comunicare in modo sicuro ed efficiente diventi cruciale.
Infatti, accanto alle operazioni militari convenzionali, è sempre più frequente la lotta cibernetica. Per questo tipo di guerra le Trasmissioni sono le più utili tra tutte le Armi Esercito italiano. Un conflitto di questo genere si basa sull’intercettazione, l’alterazione e la distruzione dei sistemi di comunicazione nemici. La diffusione della Rete nella vita quotidiana e nelle infrastrutture, ormai essenziale, comporta anche una fragilità intrinseca del sistema – vulnerabile a infiltrazioni e danni – nonostante le precauzioni. Perciò, accanto agli ambienti di belligeranza come terra, mare, cielo e spazio si è aggiunto, appunto, il cibernetico, perché in un contesto in cui i conflitti contemporanei si svolgono sempre più nel dominio dell’informazione e delle tecnologie digitali, la protezione tecnologica è un elemento strategico determinante.

Trasporti e Materiali

L’Arma Trasporti e Materiali è cresciuta per impegni e dimensioni attraverso il Servizio – poi Corpo – Automobilistico, e assolve i compiti legati alla Logistica dell’Esercito. Ha la responsabilità sui materiali d’armamento, sui mezzi e sistemi d’arma, indispensabili per il movimento ed il combattimento terrestri.
La fiamma nera a due punte su fondo azzurro veste Trasporti e Materiali da sempre e ha accompagnato tutte le sue evoluzioni, distinguendola dalle altre Armi Esercito Italiano. Infatti, quest’arma si è modificata nel tempo, passando dal semplice trasporto di uomini e mezzi – il primo veicolo, con motore a vapore, fu acquistato dal Ministero della Guerra nel 1900 – alla gestione e manovra delle risorse, diventando una componente fondamentale di qualsiasi operazione.
Il motto Fervent Rotæ, Fervent Animi si traduce in italiano con ardono le ruote, ardono gli animi ed è difficile da dimenticare. Fu concesso al Servizio automobilistico militare il 20 maggio 1932 e ancora oggi viene recitato con orgoglio.

Patrizia Nissolino premio Federterziario

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